Microplastiche e nanoplastiche: cosa sono e quali effetti hanno

Ecco le principali responsabili dell'inquinamento da plastica.

03 marzo 2020

Studiosi ed esperti sono concordi: la quantità di plastica presente nei mari è un rischio per l'ambiente e per l'uomo. Le principali responsabili dell'inquinamento da plastica sono le micro e le nanoplastiche. 

Cosa sono le micropalstiche e nanoplastiche

Si parla di microplastiche e nanoplastiche per indicare piccole particelle di plastica che derivano dalla frammentazione di rifiuti di vario tipo. Bottiglie, flaconi di prodotti cosmetici, capi d'abbigliamento in pile e in tessuti sintetici: tutti questi oggetti di uso quotidiano quando vengono rilasciati nell'ambiente lasciano una scia di piccole e piccolissime particelle.

Più precisamente, si parla di microplastiche per indicare i frammenti di dimensione compresa tra 0,1 e 5000 micrometri (cioè da 0,001 a 5 millimetri), mentre si parla di nanoplastiche quando ci si trova di fronte a frammenti ancora più piccoli, da 0,001 a 0,1 micrometri.

Queste particelle inquinanti (sono oggetto di una crescente attenzione da parte di istituzioni internazionali e della politica, perché) sono considerate tra le principali responsabili dell'inquinamento delle acque. Ogni anno si stima che vengano abbandonati in mare oltre 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. Il tempo e l'erosione fanno sì che le microplastiche in mare si diffondano ed entrino nella catena alimentare. Studi scientifici hanno dimostrato che diverse specie di pesci, tra cui i molluschi e i frutti di mare, presentano tracce di nano e microplastiche al loro interno.

Quali sono gli effetti dell’inquinamento dovuto alla plastica?

Per osservare al meglio gli effetti dell'inquinamento da plastica bisogna osservare quello che succede negli oceani e nei mari. Bottiglie, buste in plastica e flaconi causano principalmente tre effetti: 

  • l'erosione causata dalle correnti e dalla salsedine provoca il rilascio di nanoplastiche e microplastiche in mare;
  • i rifiuti, trascinati dalle correnti, si raggruppano fino a formare delle vere e proprie isole galleggianti. Queste isole vengono chiamate Western e Eastern Garbage Patch e si estendono per un totale di 700.000 kilometri quadrati sulla superficie dell’Oceano Pacifico.
  • le particelle più piccole vengono ingerite dai pesci e rischiano di contaminare l'intera catena alimentare fino ad arrivare sulle nostre tavole. A oggi oltre 700 specie marine sono minacciate dalla plastica (314 solo nel mediterraneo dove si concentra il 7% della microplastica globale.)

Secondo le stime fatte dagli esperti della Ellen McArthur Foundation, il consumo di plastica da qui al 2050 aumenterà ancora e in quella data il peso della plastica negli oceani sarà superiore a quello dei pesci. Invertire la rotta e ridurre il consumo quotidiano di plastica è quindi una necessità per salvaguardare la vita sul pianeta e la salute e il benessere dei suoi abitanti.

Che effetto ha tutto questo sulla nostra alimentazione? Il 18% delle 314 specie a rischio critico è presente nelle nostre tavole. Parliamo di circa 60 specie: come ostriche, cozze, tonni e pesce spada con frammenti di micro e nanoplastiche all’interno del loro organismo. Dobbiamo quindi rispettare l’ambiente così che lui possa rispettare noi.

 

Sitografia:
www.theoceancleanup.com